Sophia Amoruso
Sophia Amoruso (San Diego, 20 aprile 1984) è un'imprenditrice e scrittrice statunitense.
Ha fondato l'azienda Nasty Gal, che commercializzava capi di abbigliamento per giovani donne[1] e, in seguito, la società #Girlboss.[2] La sua vicenda ha ispirato la serie televisiva Girlboss.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo il divorzio dei genitori, si è trasferita a Sacramento, quindi a Portland, spostandosi in autostop e vivendo di espedienti.[3] Trasferitasi a San Francisco, ha iniziato a frequentare un college comunitario[4] dove ha studiato fotografia[5] e, dopo avere scoperto di doversi operare di ernia inguinale, ha cominciato a lavorare come guardia di sicurezza in un istituto d'arte[5] per poter godere dell'assicurazione sanitaria.[6]
Nel 2006, Amoruso ha aperto un negozio online su eBay chiamato Nasty Gal Vintage, dove vendeva sia abiti vintage che capi disegnati da sé sistemando vecchi modelli,[7] e, visto il successo, ha deciso nel 2008 di lanciare il sito Nasty Gal.[5] Nel 2012 Nasty Gal è stata nominata una delle "aziende in più rapida crescita" dalla rivista Inc.[8]
Nel 2014, dopo il fallimento di Nasty Gal[9], Amoruso ha creato Girlboss Media.[10] Nello stesso anno ha pubblicato il libro #GIRLBOSS[11], rimasto 18 settimane nella lista dei best seller del New York Times[12]. Il libro è stato tradotto in oltre dieci lingue tra cui tedesco, olandese, francese, italiano, portoghese, danese, polacco, russo e cinese[13] e nel 2017 è stato adattato nell'omonima serie televisiva per Netflix.[14]
Nel 2016 la rivista Forbes ha inserito Amoruso al posto numero 53 della sua annuale classifica America self-made women con 280 milioni di dollari di ricavi.[15]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Sophia Amoruso, storia di una Girl Boss, su VanityFair.it, 14 gennaio 2015. URL consultato il 19 gennaio 2020.
- ^ (EN) Cannes Lions: Sophia Amoruso on #Girlboss and Her Rags-to-Riches-to-Bankruptcy Tale, su The Hollywood Reporter. URL consultato il 19 gennaio 2020.
- ^ GirlBoss - Sophia Amoruso - Recensioni di QLibri, su qlibri.it. URL consultato il 19 gennaio 2020.
- ^ (EN) Zulema Valdez, Entrepreneurs and the Search for the American Dream, Routledge, 8 dicembre 2015, ISBN 978-1-317-41328-8. URL consultato il 6 marzo 2020.
- ^ a b c (EN) Fashionably Relentless | Interview with Sophia Amoruso | Founder Story, su startups.com. URL consultato il 6 marzo 2020.
- ^ deabyday.tv, Donne di successo: Sophia Amoruso, la milionaria appassionata di abiti vintage, su DeAbyDay. URL consultato il 6 marzo 2020.
- ^ (EN) SOMA Magazine » Archive » Cool Boutiques, su somamagazine.com. URL consultato il 9 febbraio 2020.
- ^ (EN) Donna Fen, Unselfconsciously Sexy Style, su inc.com. URL consultato il 5 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2017).
- ^ di Elisabetta Favale, Un fallimento di successo - Il caso di Sophia Amoruso e GirlBoss, su Linkiesta, 16 novembre 2017. URL consultato il 9 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2018).
- ^ (EN) Elizabeth Segran, Exclusive: Sophia Amoruso is selling Girlboss to a holding startup that wants to fix media, su Fast Company, 17 dicembre 2019. URL consultato il 9 febbraio 2020.
- ^ Sophia Amoruso, storia di una Girl Boss, su VanityFair.it, 14 gennaio 2015. URL consultato il 9 febbraio 2020.
- ^ (EN) Liz Brody, With Girlboss, Sophia Amoruso Is Using Past Failures to Fuel Her Latest Success, su Entrepreneur, 20 settembre 2018. URL consultato il 6 marzo 2020.
- ^ Risultati per 'Sophia Amoruso' [WorldCat.org], su worldcat.org. URL consultato il 6 marzo 2020.
- ^ Federica Mingarelli, Sophia Amoruso, l’unica vera 'Girlboss', su iO Donna, 5 maggio 2017. URL consultato il 9 febbraio 2020.
- ^ (EN) BySarah BonkForbes Staff, Sophia Amoruso, su Forbes. URL consultato il 6 marzo 2020.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sophia Amoruso
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il sito girlboss girlboss.com
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